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Caratteristica
universale delle antiche Confraternite dei Costruttori
è il patronato, che esse, in ogni luogo ed in ogni
tempo, assunsero di uno dei due San Giovanni, o del
Battista, precursore del Cristo, battezzatore, nel
Giordano, degli uomini, i quali, purificandosi,
anelavano a ricevere i doni e le grazie del Figlio di
Dio; o dell'Evangelista, che scrisse anche
l'Apocalisse, il libro misterioso e pressoché
indecifrabile nel quale eretici, riformatori e
filosofi videro, o cedettero di vedere, preannunciate
e rappresentate, sotto strane, poetiche allegorie, le
dottrine dei loro sistemi. E i Rosacroce, che
svecchiarono audacemente quelle Confraternite dei
Costruttori, lasciarono alla Massoneria speculativa,
da essi immaginata e costituita sulle teorie delle
remote istituzioni iniziatorie, il patronato dei due
Sangiovanni, che ancora si invocano, aprendosi i
lavori massonici, in quasi tutte le Loggie del mondo.
Noi abbiamo più volte visto errare un sorriso di
ironia e quasi di compassione sulle labbra di molti
neofiti, i quali, non ancora abituati a riflettere ed
a cercare la ragione recondita delle cose e delle
forme, che permangono, malgrado i tempi e le
innovazioni, non sapevano concepire come mai in un
istituto, che fa guerra ad ogni credenza volgare,
potesse durare il costume, difeso pertinacemente dai
più esperti Massoni, di raccogliersi, come una
confraternita di barbieri o di falegnami, sotto il
patrocinio dei santi.
Non sarà male che quei neofiti sappiamo perché i
Rosacroce, che pur erano spiriti lati e liberi e
nemici di ogni credenza irragionevole e superstiziosa,
lasciassero all'Ordine, e l'Ordine mantenga ancora, i
due Protettori.
Altrove abbiamo accennato fugacemente
che i due patroni delle Loggie massoniche si
festeggiano, l'uno al solstizio d'inverno, l'altro a
quello d'estate, rilevando perciò come essi, per la
Massoneria , dovessero essere emblemi di quel culto
solare, che formò il fondamento di tutte le vecchie
teogonie, e che, con nomi mutati, fortissimi pensatori
ritengono nascondersi ancora nei sistemi delle
religioni moderne.
Si può forse ammettere che solamente per caso i
patroni delle Confraternite Costruttrici fossero i due
santi, che il calendario religioso festeggia ai
solstizi? Che solamente per caso, o così come senza
pensarci, i Rosa-Croce li conservassero? Il buon senso
risponde di no: quindi la necessità di investigare e
concludere. Le vecchie confraternite avevano ereditato
dalle istituzioni iniziatorie e dagli antichi collegi,
specialmente Greci e Romani, l'uso di festeggiare i
solstizi, per festeggiare la natura che, in quelle
epoche dell'anno, sente rinvigorirsi od indebolirsi la
forza del suo maggior ministro, del sole, il quale
comincia allora a rimanere di più o di meno sul nostro
emisfero, cioè comincia a nascere o comincia a morire.
Le religioni, oltre alle feste solstiziali, si erano
tramandate dall'una all'altra quelle degli equinozi,
nelle quali si festeggiavano, con grida di gioia, a
quello di primavera, il sole che arditamente ascende
nei cieli, e scalda e feconda ed infiamma d'amore
l'universo; e si celebrava, a quello d'autunno, con
pianti e gemiti di dolore, il sopraggiungere della
tenebra, che vince la luce. Johannes è forse
corruzione e derivazione del vecchio Janus, bifronte,
che ha in mano le chiavi, con le quali apre o chiude
le porte dei cieli “ianua coeli” del vecchio Giano che
ritorna, sotto il nome di Pietro, al quale ed ai suoi
successori, i sommi pontefici, i cristiani hanno
attribuito le chiavi per aprire o chiudere il tempio
della grazia divina e della beatitudine eterna; ed i
pensatori ritengono perciò i due Sangiovanni simboli
dei solstizi, che sono veramente le porte dei cieli:
inoltre anche ritengono che la doppia fronte del nume,
il quale volge gli occhi tanto al passato che al
futuro e dai cui quei santi derivarono il nome, sia
l'emblema del pensiero massonico che deve
contemporaneamente guardare indietro e avanti, perché
è indispensabile tener conto degli insegnamenti del
passato e dell'esperienza, per preparare all'umanità
le vie del progresso nell'avvenire.
E bene a ragione, se i due
Sangiovanni sono simboli dei solstizi e quindi emblemi
del culto solare, la Massoneria li ha conservati come
patroni, essa che si fonda sulle dottrine delle
antiche istituzioni iniziatorie ed ha, come tutte
quelle avevano, per suo obietto fondamentale lo studio
ed il culto della natura.
Nelle vecchie teogonie, talvolta sotto leggende
involute ed oscure, tal'altra sotto emblemi semplici e
trasparentissimi, tutta la credenza si riassume nei
menomi naturali e più segnatamente nei corsi apparenti
del sole. Platone diveva che i Greci, fin dalla più
remota antichità, adoravano il sole, la luna e gli
astri; né si accorgeva che anche ai suoi tempi
conservavano i medesimi Iddii sotto i nomi di Ercole,
Bacco, Apollo, Diana, Escupalio: i Romani deridevano
le divinità adorate sulle sponde del Nilo e
proscrivevano, o poco veneravano, Anubi, Iside, Se
rapide; e nondimeno li adoravano anch'essi sotto i
nomi e le forme di Mercurio, Diana, Cerere e Pluto.
Nel Cristianesimo si svolge questa leggenda: un dio
nasce da una vergine al solstizio d'inverno, muore e
resuscita all'equinozio di primavera, dopo esser
disceso alle regioni infernali: ha un corteggio di
dodici apostoli, che ricordano i 12 mesi dell'anno, o
i 12 segno dello zodiaco, condotti da un capo che ha
tutti gli attributi del vecchio Giano. Questo Dio si
incarna in una vergine al solstizio di inverno, quando
il sole comincia a rinascere; grandeggia nel
sacrificio e vince le tenebre dell'inferno,
all'equinozio di primavera, quando il sole si solleva
nei cieli, e la nascita ed il sacrificio e la
resurrezione ed il trionfo avvengono per redimere
l'umanità dal malo spirito, che, sotto le forme del
serpente, il quale nelle antiche credenze egiziane
assumeva il nome di Tifone, aveva indotto una donna a
disobbedire al comando di Dio, introducendo così nel
mondo il disordine e il peccato. La donna era stata
creata con l'uomo al sesto giorno, cioè, sciogliendo
l'allegoria della Genesi, alla fine del tempo nel
quale la natura si era tutta ordinata, e dal suo
fecondo seno erano usciti i più preziosi prodotti ed
appariva come un meraviglioso giardino, che gli Ebrei
chiamarono Eden, forse corrompendo il nome Eiren, col
quale questo luogo di delizie, ricolmo di bellezze e
di beni, era designato dai Magi. Così, decorsi i primi
sei giorni della creazione, giunti al principio degli
altri sei, apparisce l'albero del bene e del male,
cioè s'inizia l'azione del principio malefico, la
natura comincia a disordinarsi, finché, più tardi, il
serpente, simbolo di Tifone, induce l'uomo al peccato,
ed il principio del male trionfa; cioè l'inverno ed il
freddo, e la desolazione ed il pianto invadono la
natura; il sole è breve e languido sul nostro
emisfero, finché non torni a rinascere, nel solstizio
d'inverno, non torni a rinascere dalle regioni
infernali ed a trionfare con l'Ariete con l'Agnello
all'equinozio di primavera. In quel tempo si celebra
anche oggi la Pasqua, che significa “passaggio”, cioè
il punto in cui il sole passa ai segni superiori dello
zodiaco e torna ad illuminare e fecondare il creato: “
Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi ”
A confortare queste nostre
osservazioni riproduciamo ils seguente brano di un
discorso pronunciato il 27 dicembre 1884 a Parigi dal
Fratello Leblanc del Supremo Consiglio dei 33
“Da tempo immemorabile i Fratelli Massoni si
intitolavano: Massoni di S. Giovanni, Massoni liberi
di S. Giovanni, Fratelli di S. Giovanni; e la loro
corporazione era spesso designata col nome di
Confraternita di S. Giovanni”
Le riunioni o gruppi di operai massoni chiamavansi
Loggie di S. Giovanni.
Questo vocabolo era divenuto sinonimo di quello di
Officina ove si insegnava e si praticava l'arte di
tagliar la pietra.
Il patronato di S. Giovanni si è trasmesso fino a noi.
Per chi vuole andare al fondo delle cose, esso
costituisce un'intera rivelazione sulla natura delle
idee religiose professate nelle Loggie.
Adottando questo vocabolo, i nostri padri, o
almeno i più intelligenti fra loro, quelli che
dirigevano, non avevano ubbidito semplicemente ad
un'idea pia conforma all'opinione del tempo; essi
continuavano, sotto il nome di S. Giovanni, l'antico
culto filosofico di Giano, dio della pace, protettore,
nell'antichità pagana, dei collegi degli architetti e
degli operai, le cui feste celebravansi nei solstizi,
come quelle di Giovanni Battista e di Giovanni
l'Apostolo, onorati dalla Chiesa il 24 giugno e il 27
dicembre.
Sembra provabilissimo che se i Massoni avessero voluto
prendere un santo nella Chiesa cattolica per loro
patrono, essi avrebbero almeno designato con esattezza
quello che sceglievano. Al contrario essi rimangono
nel vago: si dicono Fratelli di S. Giovanni: ma di
qual S. Giovanni? Del Precursore o dell'Apostolo
Evangelista? Essi non se ne curano e solennizzano
indistintamente la memoria di questi due personaggi:
il San Giovanni d'inverno e il San Giovanni d'estate.
In realtà essi celebrano i solstizi, perché il fondo
del loro culto, come quello degli iniziati in ogni
tempo, consiste nella venerazione della gran madre
natura, e le loro feste sono quelle del loro benefico
sole, nei suoi due apogei. Il loro dogma è la ragione
simboleggiata nello studio della geometria,
rappresentata dalla squadra, dalla riga e dal
compasso.
La loro morale è la più dolce di tutte, la morale di
pace, rincarnata nel vecchio Giano a due facce, che la
Chiesa Romana, in quel periodo indeciso, sì bene
denominato periodo di paganizzazione del
cristianesimo, ha continuato a deificare ad ogni
solstizio sotto il nome dei sue San Giovanni.
Per conto nostro aggiungiamo: che tutti i popoli,
verso il 25 dicembre, cioè al solstizio d'inverno,
celebrano feste in onore di un dio adorato
generalmente come un nume solare. Nell'India il
solstizio d'inverno era un giorno di grande
allegrezza, e si chiamava il mattino degli dei.